catalogo tracce per web basso - page 17

17
Arte in villa
Vi sono vari modi per raccontare la storia dell’arte. In Italia, per tradizione ormai antica, vi sono
le chiese, i conventi, i palazzi e le grandi ville. Se ripensiamo la storia dell’arte italiana, poniamo
da Duccio, Giotto, Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Beato Angelico in poi, dovremmo definire
artista, contemporaneamente, un pittore, un architetto, uno scultore e persino un ingegnere. A
queste facoltà o specializzazioni
postume
, dovremmo poi aggiungere la riscoperta e il perfeziona-
mento della prospettiva monoculare; ossia, l’idea e la relativa rappresentazione di un osservatore
fisso e con un solo occhio. Intere storie, racconti e narrazioni pittoriche, sino agli Impressionisti,
si fondano su questa scena che prevede un unico e centrale osservatore che si chiude un occhio
con una mano ma che con l’occhio restante domina e ordina l’intera rappresentazione, o forse
sarebbe meglio dire è
dominato
e
ordinato
.
Per lo storico dell’arte o anche per il critico d’arte è una vera e propria soddisfazione (in senso
lacaniano) individuare un sistema, più o meno oggettivo, che attraversa i secoli e giunge sino
alla visione panoramica di Bonnard. Naturalmente, tutti sanno che questo sistema è arbitrario,
che vi sia stata sottointesa l’idea (falsa) dell’arte come imitazione della natura; tuttavia, le grandi
periodizzazioni sono altrettanti grandi atti mancati che riguardano sia la storia dell’arte che più
verosimilmente l’esperienza artistica.
L’improbabile shock provocato dall’arte moderna, il primo acquarello astratto di Kandinsky o il
Quadrato bianco su fondo bianco
, hanno demolito questa grande periodizzazione sostituendo
la narrazione, il racconto con vista, insomma la rappresentazione con qualcosa che si svolgeva
essenzialmente a occhi chiusi.
Riassumendo la modernità con una sola e inefficace definizione potremmo dire che il secolo breve
e il nostro secolo siano condensabili - stavolta in senso freudiano - in una questione d’interni e di
interiorità. Non abbiamo più un occhio ma nemmeno due occhi; parafrasando una opera di Peno-
ne (e prima ancora di Rothko) dobbiamo “rovesciare gli occhi” per vedere qualcosa.
Le ville storiche della Brianza e con esse il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone raccontano
un paesaggio e una rappresentazione urbana, e urbanistica, che raggiunge i nostri tempi. Nel
volgere di alcuni secoli ( e penso come straordinario incipit a Villa Arese Borromeo di Cesano Ma-
derno) i luoghi privati si trasformano e si allineano all’idea moderna e contemporanea di museo.
Pur con caratteristiche diverse, la villa e il museo sono oggi spazi espositivi; si espongono, pur
con diverse storie, all
’esposto
dell’opera d’arte.
Tracce di contemporaneo prevede (ad occhi chiusi?) una sintetica storia del collezionismo lom-
bardo dal secondo dopoguerra a oggi. All’interno di un affascinante percorso, segnato da splen-
dide architetture e da un museo, significative testimonianze di opere che vanno da Lucio Fontana
1...,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16 18,19,20,21,22,23,24,25,26,27,...132
Powered by FlippingBook