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È innegabile che la costruzione della storia dell’arte e l’immagine che abbiamo del passato e del
presente nel futuro, è stato in gran parte determinato dalla raccolta di singoli, gruppi e istituzioni
che hanno sentito la necessità di preservare ciò che potrebbe essere chiamato “lo spirito o la sen-
sibilità di un’epoca”. Oserei dire che questa sensibilità è stata permeata dalle idee dominanti del
tempo, che definiscono alcuni movimenti artistici e culturali di una data regione, oltre che dai suoi
principali attori quali artisti, collezionisti esperti, curatori e critici. A parte ciò, c’è un’altra prospettiva,
che registra sulla retina il paesaggio circostante, la luce, i colori e tutte sensazioni quotidiane la cui
percezione influenza, in larga misura, la selezione delle immagini che vogliamo vedere rappresen-
tate nelle opere che ornano l’intimità di una casa.
I rituali di acquisizione di opere d’arte sono radicalmente cambiate dal secolo scorso. Oggi, il
concetto romantico di un collezionista appassionato o
connoisseur
non solo dell’artista e della
sua opera, ma il significato culturale che entrambi rappresentano, scompare con la crescente ur-
banizzazione e la distorsione del paesaggio. L’idea dell’opera d’arte come oggetto-merce e la sua
commercializzazione, sostituisce la filantropia storica che invecchia dimenticato, allo stesso tempo
che gli oggetti consumati dalla velocità accelerata della tecnologia.
Tuttavia, rimangono ancora le tracce di questo desiderio di dare continuità e significato alla natura
della rappresentazione, in questo caso, il movimento moderno nella regione di Monza e Brianza. E
sulla scia di questa seconda rottura nella storia dell’arte italiana della seconda metà del XX secolo,
a partire dall’arte informale e dal concetto spaziale proposto da Lucio Fontana, inizia il tour della
mostra Tracce di contemporaneo, Arte Italiana da Fontana a oggi nelle ville della Brianza, organiz-
zata da Simona Bartolena e dal Bice Bugatti Club.
La mostra è divisa in cinque spazi sparsi per la regione, ricercando un altro itinerario significativo,
che è il dialogo tra i luoghi e l’arte che ospitano. Come ha scritto Simona Bartolena, la serie di
mostre tracciano un doppio percorso: “Da Manzoni a Dadamaino, da Bonalumi a Castellani, da
Tancredi a Scanavino, da Crippa, da Colombo a Grazia Varisco: un vero e proprio viaggio nella sto-
ria arte italiana degli anni Sessanta agli anni Novanta, la scoperta delle gioie nascoste provenienti
da collezioni private.”. E così, a Villa Brivio di Nova Milanese, nel Museo d’Arte Contemporanea
di Lissone, nel Palazzo Borromeo di Cesano Maderno, a Villa Tittoni di Desio e nella Villa Filippi-
ni di Besana Brianza, la storia più antica incornicia elegantemente lavori prodotti durante questo
periodo storico di rotture e continuità nel presente. Ripercorrere gli spazi e le mostre distribuite tra
imponenti palazzi e ville, motivare le persone a riflettere sull’arte italiana del secondo dopoguerra
a oggi, contestualizzata nello scenario mozzafiato della storia visiva che rappresenta ogni spazio.
Dal contrasto, risalta per la sua moderazione l’arte che non proviene dal movimento moderno dello
Attraverso le impronte di