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mentare la proprietà fondiaria nel territorio di Nova,
e provvedere all’ammodernamento e ampliamento
della Villa stessa. Agli inizi del Cinquecento non è
possibile ancora intendere l’edificio come villa di de-
lizia, fenomeno che si svilupperà in Lombardia nella
seconda metà del Cinquecento e raggiungerà il suo
apice nel Settecento.
Rintracciare e riconoscere oggidì la residenza del
XVI secolo dei Brivio è quasi impossibile, viste le
numerose trasformazioni ed ampliamenti che essa
ha subito nei secoli.
I primi interventi risalgono intorno al 1660, quando
Luigi Brivio, quarto marchese di S. Maria in Prato,
avvia la riforma della villa di Nova, seppur con inter-
venti minori. I lavori dell’epoca non sono oggi visibili
a causa dei successivi interventi di ampliamento e
restauro della villa.
Nei primi anni del Settecento, Cesare Brivio, quinto
marchese di S. Maria in Prato, rimane l’unico erede
e proprietario della villa di Nova; non sono disponibili
documenti attestanti lavori operati dallo stesso sulla
casa, me secondo la mappa catastale di Carlo VI del
1721 esisteva un edificio di dimensioni minori rispet-
to all’attuale, con giardino e una vasta area coltivata
detta “Il Brolo” nella parte retrostante, tale edificio
veniva utilizzato dalla famiglia per brevi periodi e
come luogo di transito.
Seguendo le complesse vicende ereditarie della fa-
miglia Brivio, risulta essere Giambattista Brivio l’ulti-
mo ad insediarsi in Nova e, con ogni probabilità, è lui
stesso il committente dei lavori che renderanno del
tutto rinnovata la villa apportando una vera e propria
reinterpretazione della stessa non solo dal punto di
vista architettonico ma anche paesaggistico dei luo-
ghi. Le note biografiche dello stesso, anche se brevi,
ci trasmettono il ritratto di un uomo impegnato nelle
istituzioni politiche e assistenziali di Milano, città in
cui risiede, la casa di Nova è dunque riservata uni-