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Questo progetto non vuole dunque ripercorrere l’arte italiana degli ultimi ses-
sant’anni, ma piuttosto prova a tracciare i lineamenti del collezionismo del terri-
torio, i suoi aspetti più caratterizzanti, le presenze più diffuse. Anche le opere da
esporre sono state selezionate tenendo presente un criterio doppio: da una parte
la loro importanza storico-artistica, dall’altra la diffusione di lavori del medesimo
artista nelle collezioni locali e i motivi della presenza di numerose opere di un
movimento o di un autore all’interno di una o più collezioni. Fanno eccezione solo
quelle provenienti dalle raccolte di due premi che, con il premio Lissone (le cui
opere sono oggi conservate nel museo della città), hanno avuto parte attiva nella
scena artistica del territorio: il premio Morlotti e il premio Bice Bugatti Segantini,
premi nei quali l’iniziativa privata ha avuto comunque un ruolo sostanziale.
La natura privata delle raccolte di provenienza delle opere – collezioni fatte di scel-
te talvolta dettate dall’istinto e sempre guidate da un gusto molto personale – ren-
de particolarmente interessante lo studio di eventuali nuclei omogenei o l’insisten-
za su un singolo artista o linguaggio. Spesso, tra l’altro, dietro queste presenze si
celano le storie più appassionanti.
Tracce di contemporaneo è dunque una mappa del collezionismo privato locale;
una mappa che, chiaramente, non può considerarsi completa: un primo passo
nella definizione e nell’analisi di un tema assai complesso e articolato, che merita
certamente ulteriori approfondimenti, anche per riflettere una volta di più sul ruolo
fondamentale dei committenti e dei mecenati nella genesi delle opere d’arte.
In cinque sedi tra loro molto diverse le opere sono state riunite in gruppi omogenei,
sul filo delle tendenze artistiche nazionali dagli anni sessanta agli anni novanta.
Le cinque mostre insieme tracciano un percorso dalla doppia lettura: quella della
storia dell’arte
tout-court
e quella delle dinamiche del collezionismo.
Come curatrice del progetto vorrei innanzi tutto ringraziare i collezionisti prestatori
delle opere. La loro disponibilità, la loro generosità nel concedere i prestiti ma an-
che nel metterci a parte dei racconti e degli aneddoti legati alle opere, hanno reso
la nostra ricerca un’esperienza splendida, capace di arricchire il bagaglio di qual-
siasi storico dell’arte. Spero che anche per loro, come è stato per la sottoscritta,
vedere le opere che facevano bella mostra di sé sulle pareti dei loro salotti esposte
in luoghi storici come quelli coinvolti nel progetto offra una qualche emozione.
Simona Bartolena
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